Arte & Cultura

Barocco a Gallipoli

image-1 Nel XVII secolo si diffuse nella città ionica il Barocco e questo è testimoniato dalla presenza di numerosi edifici religiosi e civili presenti. Caratteri fondamentali di questo movimento furono le decorazioni floreali e angeliche esagerate, stravaganti ed eccessive.
Gallipoli, insieme ad altre città salentine, per l'importanza degli edifici e le architetture religiose dell'epoca barocca, il cosiddetto Barocco leccese, è stata inserita nella "Tentative Lists" dell'Unesco in attesa di eventuale riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità.

Architetture religiose

Basilica Concattedrale di Sant'Agata

La basilica concattedrale di Sant'Agata è una costruzione barocca del XVII secolo a croce latina, edificata sul luogo di una chiesetta romanica dedicata a San Giovanni Crisostomo. Posta al centro e nel punto più alto dell'isola, sito probabilmente destinato ad area sacra sin dall'antichità, essa rappresenta uno dei principali monumenti dell'espressione barocca salentina. Presenta un prospetto in tufo calcareo diviso in due ordini riccamente decorati. È caratterizzato da nicchie contenenti le statue in pietra di Sant'Agata, San Fausto, San Sebastiano, Santa Marina, Santa Teresa d'Avila e i busti dei Santi Agostino e Giovanni Crisostomo impostati sui riccioli delle volute di raccordo. L'interno, a tre navate, ospita pregevoli altari barocchi e numerose tele che fanno della concattedrale una vera e propria pinacoteca. Nel presbiterio, delimitato da una balaustra marmorea, si innalza un maestoso altare maggiore in marmi policromi opera dell'artista bergamasco Cosimo Fanzago. Intorno ad esso sono la cattedra vescovile in legno e il grande coro in legno di noce con quarantun stalli. Nel 1949 papa Pio XII, su richiesta del vescovo Mons. Nicola Margiotta, l'ha elevata al rango di basilica pontificia minore.

Chiesa di San Francesco di Paola

La chiesa di San Francesco di Paola, sede della confraternita di Santa Maria ad Nives o Cassopo, fu edificata nel 1621 e fece parte del convento dei Paolotti. Sorge sulle mura cittadine di fronte al porto. La sobria facciata, di forma rettangolare leggermente timpanata, presenta un semplice portale sormontato da una nicchia contenente la statua del Santo. In asse con il portale si apre una finestra finemente decorata. L'interno è costituito da un'unica navata separata dal presbiterio da un maestoso arco trionfale rivestito in legno colorato. La zona presbiteriale ospita un prezioso altare maggiore su cui si conserva la tela della Morte di San Giuseppe del pittore Romualdo Formosa. Sui muri laterali sono posizionati due grandi dipinti della seconda metà del Seicento raffiguranti i Miracoli di San Francesco di Paola. Nella navata sono presenti gli altari dedicati al titolare, a san Michele Arcangelo e a san Liborio.

Chiesa di San Francesco d'Assisi

Il nucleo più antico della chiesa di San Francesco d'Assisi risale al XIII secolo, ma successivi rimaneggiamenti, intercorsi tra il Seicento e il Settecento, ne hanno radicalmente trasformato la struttura. La facciata, articolata su due livelli, si presenta al piano terra con un portale introdotto da un portico ad arco e al piano superiore con due corpi aggettanti e la parte centrale concava. L'interno, a tre navate, ospita dieci altari barocchi disposti lungo le pareti laterali. Pregevoli sono le tele e le opere d'arte appartenenti a epoche differenti come il presepe in pietra attribuito a Stefano da Putignano (fine XVI secolo). Di particolare suggestione sono le statue lignee dei due Ladroni (opere di Vespasiano Genuino), la cui "orrida bellezza" venne ricordata da Gabriele D'Annunzio, giunto a Gallipoli nel 1895.

Chiesa di San Domenico al Rosario

La chiesa di San Domenico al Rosario, annessa all'ex convento dei Domenicani, fu riedificata negli ultimi anni del XVII secolo sulle rovine di un tempio antico. Sede della confraternita del Rosario, l'edificio si presenta con un elegante prospetto in carparo decorato con nicchie e motivi floreali. L'interno, a pianta ottagonale con volta in pietra finemente decorata, ospita dieci altari barocchi impreziositi da alcune tele del pittore gallipolino Giovanni Domenico Catalano. L'adiacente chiostro del convento presenta alcuni affreschi raffiguranti la flotta cristiana all'ancora nella rada di Gallipoli dopo la battaglia di Lepanto.

Chiesa del Santissimo Crocifisso

La chiesa del Santissimo Crocifisso, sede dell'omonima confraternita, venne eretta nel 1750 sui terreni di proprietà dei padri Domenicani, acquistati dalla confraternita nel 1741. Il sobrio prospetto, spartito in due ordini da un'aggettante trabeazione, è caratterizzato da una grande maiolica ottocentesca che raffigura il miracolo della traslazione del quadro della Vergine del Buon Consiglio e da una nicchia contenente un croce lignea recante il messaggio: IN HOC SIGNO VINCES. L'interno, a navata unica riccamente decorata con stucchi, ospita un pregevole altare maggiore su cui è collocata un'antica scultura lignea del Cristo morto che viene portata in processione durante i riti della Settimana Santa. Decorano la navata nove tele, tutte del pittore Aniello Letizia, un pulpito barocco, piccole statue raffiguranti personaggi biblici e angeli, gli stalli confraternali del 1867 e la statua lignea del XVIII secolo ritraente san Michele arcangelo.

Chiesa di Santa Maria della Purità

La chiesa di Santa Maria della Purità, sede dell'omonima confraternita, fu edificata nel 1664. La facciata, delimitata lateralmente da due lesene e terminante con un cornicione in carparo leggermente aggettante sul quale poggia un frontone con due pinnacoli laterali, è caratterizzata da tre pannelli in maiolica raffiguranti la Madonna della Purità, San Giuseppe e San Francesco d'Assisi. L'interno, ricco di fastosi stucchi, ospita un marmoreo altare maggiore sul quale è collocata la tela di Luca Giordano raffigurante la Madonna della Purità tra san Giuseppe e san Francesco d'Assisi. Numerose sono le tele settecentesche che ricoprono le mura perimetrali della navata, molte delle quali opera del murese Liborio Riccio.

Chiesa di Santa Maria degli Angeli

La chiesa di Santa Maria degli Angeli, edificata nella seconda metà del Seicento, sorge lungo il perimetro delle mura, di fronte all'isola di Sant'Andrea. Sede dell'omonima confraternita, composta da pescatori, agricoltori e artisti, presenta una semplice facciata impreziosita da un pannello maiolicato che ritrae la Madonna degli Angeli. L'interno, il cui ingresso è sormontato dal settecentesco organo della controfacciata, ospita grandi tele settecentesche del pittore Diego Oronzo Bianchi di Manduria e il marmoreo altare maggiore del 1865. Lungo le pareti sono disposti i seggi dei confratelli contrassegnati dalle cariche di pertinenza.

Santuario di Santa Maria del Canneto

Il santuario di Santa Maria del Canneto si erge nei pressi del ponte che collega la città vecchia, posta sull'isola, al borgo. Affacciata sullo specchio d'acqua del Seno del Canneto, l'antico porto di Gallipoli, fu costruita nell'ultima metà del Seicento su un preesistente edificio sacro del 1504. Un portico, con tre arcate frontali e due laterali a tutto sesto con archi, introduce alle tre navate sormontate da un pregevole soffitto ligneo a cassettoni. Sulla parete di fondo troneggia l'antica effigie della Madonna del Canneto, legata a una leggenda cara ai pescatori del posto.

Chiesa del Carmine

La chiesa del Carmine, sede della confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo e della Misericordia, fu ricostruita nel 1836 e disegnata da Vito Donato da Galatone. La chiesa sorge sul luogo dove prima erano la chiesa di Santa Maria della Misericordia e l'oratorio dedicato alla beata Vergine del Carmine, abbattuti per le precarie condizioni statiche. L'edificio ospita un'edicola con una raffigurazione del Compianto sotto la Croce - un dipinto del 1931 di Giulio Pagliano -, il coro ligneo per i confratelli, l'altare maggiore e due altari laterali.

Chiesa Arciconfraternale della Santissima Trinità e delle Anime del Purgatorio

La chiesa della Santissima Trinità e delle Anime del Purgatorio, sede dell'omonima confraternita, venne edificata tra il 1665 e il 1675 su disegno dell'architetto padre Carlo Coi. Presenta una semplicissima facciata, priva di qualsiasi elemento architettonico e decorativo; l'interno, a navata unica con presbiterio, ospita numerose tele di Giuseppe Franco e Liborio Riccio. Interessanti sono l'altare maggiore in oro zecchino del 1678 arricchito dalle statue di santa Teresa d'Avila e dell'Angelo Custode, la tela delle Anime del Purgatorio e la Trinità del 1684, l'organo del 1794 e l'ottocentesco pavimento maiolicato. Viene denominata gergalmente la "confraternita dei nobili" in quanto, in passato, solo a questi era ammesso di farne parte.

Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

La chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, sede dal 1904 circa della Confraternita di San Giuseppe e della buona morte, fu edificata tra il 1598 e il 1600 e appartenne al soppresso monastero delle clarisse fondato nel 1578.
La chiesa, al quale si accede attraverso un pregevole portale finemente scolpito con motivi floreali, ospita una consistente raccolta di opere pittoriche attribuibili al gallipolino Giovan Domenico Catalano, prodotte a cavallo fra gli ultimissimi anni del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Sull'altare maggiore è presente un grande dipinto del 1599 raffigurante i santi Pietro, Paolo, Francesco d'Assisi e Chiara d'Assisi. Nella navata sono collocati gli altari barocchi, con rispettive tele, della Crocifissione, di Santa Caterina d'Alessandria e dell'Annunciazione di Maria. Nella cantoria è situato un organo del 1779.

Chiesa conventuale di Santa Teresa

La chiesa di Santa Teresa, con l'annesso monastero delle Teresiane, fu costruita tra il 1687 e il 1690 per volere del vescovo spagnolo Antonio Perez de la Lastra, del quale è visibile il marmoreo monumento funerario in cornu evangeli.
La sobria facciata presenta un unico portale d'accesso sormontato dallo stemma episcopale di mons. De Rueda e da un'epigrafe che ricorda l'edificazione della chiesa e la concessione dell'indulgenza plenaria ai fedeli che avessero recitato l'Ave Maria. Sovrasta il tutto una statua in pietra di Santa Teresa d'Avila.
L'interno presenta un grandioso retablo dell'altare maggiore, scolpito in pietra leccese, con il monumentale altare marmoreo policromo (prima metà del XVIII secolo). Tra le opere di maggior rilievo si segnalano il settecentesco organo montato sulla cantoria nel presbiterio, attribuibile al mastro organaro Carlo Sanarica, originario di Grottaglie e morto a Gallipoli nel 1770, e la tela raffigurante i santi Agostino e Ignazio di Loyola attribuibile alla scuola leccese del pittore Antonio Verrio.

Chiesa dell'Immacolata Concezione

La chiesa dell'Immacolata Concezione, sede della omonima confraternita, fu costruita tra il 1767 e il 1768. Il prospetto, inquadrato da due paraste con capitelli corinzi, presenta due porte d'accesso e una finestra centrale. L'interno, a navata unica riccamente decorata con stucchi, conserva numerose tele settecentesche. Pregevoli sono quelle raffiguranti le storie di Tobia eseguite da Oronzo Tiso nella seconda metà del XVIII secolo. L'altare maggiore è sormontato da una tela raffigurante l'Immacolata con san Francesco e san Giuseppe. In sagrestia sono custoditi un organo del 1560 e la statua dell'Immacolata in cartapesta.

Chiesetta di Santa Cristina

La piccola chiesa di Santa Cristina, situata presso il porto Peschereccio, di fronte al Rivellino, fu costruita nel 1607. Presenta un semplicissimo prospetto con portale architravato e un sobrio interno in cui si conserva una statua di santa Cristina di Bolsena. L'originario altare esistente fu trasferito nel 1770 nel vicino santuario del Canneto.
Sconsacrata per un certo periodo e adibita a deposito delle reti dei pescatori, fu recuperata e riaperta al culto nel 1865. Per santa Cristina, a cui la leggenda attribuisce il miracolo della fine dell'epidemia di colera che colpì la città nel 1867, si organizzano ogni anno solenni festeggiamenti.

Chiesa di San Pietro dei Samari

La chiesa di San Pietro dei Samari, situata in aperta campagna a sud della città, è un'antica costruzione bizantina. Deve il suo nome al vicino fosso dei Samari e la tradizione colloca la sua fondazione al periodo in cui l'apostolo san Pietro, in viaggio verso Roma, attraversò questi luoghi. Da un'incisione latina ottocentesca (probabilmente in sostituzione di una più antica), posta sul prospetto, si può dedurre che la chiesa venne edificata nel 1148 per volere di Ugo di Lusignano, un feudatario francese, condottiero dei Crociati.
L'edificio, il cui prospetto con motivi ad archetti pensili è nascosto da un settecentesco corpo di fabbrica, si presenta altamente compromesso a causa dell'abbandono e dell'incuria. L'interno si compone di un'unica navata, divisa in due campate scandite da possenti archi su cui si scaricano due cupole di copertura, terminante con abside semicilindrica. Nulla è rimasto dell'originaria decorazione, come ad esempio il dipinto, realizzato da Giovanni Andrea Coppola, raffigurante i Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Chiese soppresse da decreto vescovile

A Gallipoli nel XVII secolo vennero costruiti numerosi edifici religiosi su indicazione dello storico Concilio di Trento convocato da papa Paolo III. Molti di essi sono scomparsi;

Il vescovo Giuseppe Massa, nel 1652, aveva ricevuto dalla Congregazione sullo stato dei regolari una circolare con allegata la copia della bolla Instaurandae, e l'elenco dei conventi da sopprimere. Le autorità ecclesiastiche per opporsi alla decisione di Innocenzo X convocò il capitolo della Basilica Cattedrale gallipolina e il Decurionato della città, consapevole che la bolla emanata dal pontefice avrebbe avuto delle implicazioni negative sulla cittadina. mons. Massa, nel 1653, inviò alla Curia papale una supplica in cui veniva chiesto al papa di annullare il provvedimento di soppressione dei conventi. Nei primi del 1654 giunse a Gallipoli la notizia che la Congregazione sullo Stato dei Regolari aveva ritirato la bolla ed affermò l'utilità spirituale per gli abitanti del territorio di Gallipoli.

Altre chiese

Architetture civili

Nella città di Gallipoli sono numerosi i palazzi di origine rinascimentale e barocca; molti di questi erano in mano a delle nobili famiglie del Regno delle due Sicilie della Spagna; nello spazio sottostante ne sono indicati soltanto i principali e i più noti.

Palazzo Pirelli

Palazzo Pirelli, situato di fronte alla concattedrale, risale al XVI secolo. Fu ristrutturato in stile barocco e arricchito da un bel portale e da una loggia. Si accede dall'antico portale cinquecentesco catalano-durazzesco. L'interno è ricco di decorazioni, tra le quali si distingue quelle del soffitto dell'antico ingresso che nel 1814 fu trasformato in farmacia. Il soffitto evidenzia alto-rilievi in carparo, corredati da fregi e cornici che si incontrano nella chiave di volta. Questa rivela una formella centrale raffigurante l'incontro fra due divinità mitologiche: Minerva armata (la sapienza) con ai piedi la civetta e il gallo, animali di attenzione preferiti dalla dea, e la dea Fortuna recante in mano la cornucopia (simbolo dell'abbondanza) e un timone per indirizzare il destino degli uomini. Questi elementi simbolici rimandano all'augurale motto cinquecentesco: Sapienza e Fortuna sovrintendano al governo della Città.

Palazzo Assanti-Aragona

Il palazzo si trova in via Giuseppe Ribera nel centro storico della città ed appartenne ad una delle più nobili famiglie del 1500; l'esistenza della famiglia è attestata già nel XII secolo dallo scrittore ed abate gallipolino Francesco Camaldari. I committenti dello stabile furono Angelo Assanti e Antonio; ad uno di questi andò in sposa una fanciulla proveniente dalla famiglia Aragona così come lo dimostra lo stemma posto sul lato sud-est; passò in seguito al De Tomasi il quale sposò l'ultima superstite degli Assanti, Antonia. Per successione la proprietà andò al figlio Filippo, nato a Gallipoli, che ricevette nel 1709 il titolo di Conte. Fu Vincenzo Gallo magistrato, letterato e archeologo famoso per la stesura di un'opera storica sulla vera forma della croce di Gesù Cristo. Caratteristica del palazzo è il frantoio ipogeo scavato completamente nella pietra.

Palazzo Specolizzi

La residenza signorile, risalente al XIV secolo, è sita nella centralissima via Giuseppe Ribera) nel centro storico della città. Gli storici, a causa della scarsezza delle fonti, non lasciano scorgere il principio della nobile famiglia. Oltre a tutte le avversità nel ricostruire la storia degli Specolizzi, si è invece a conoscenza dell'importanza della famiglia, la quale ricoprì per ben undici volte (dal 1484 al 1697) la suprema carica di Sindaco, come si è potuto evincere dagli stemmi dipinti nella sala consiliare dell'antico palazzo di città. Altre personalità appartenenti alla famiglia degli Specolizzi furono medici e religiosi che occuparono alte cariche ecclesiastiche. È d'obbligo ricordare il primo cittadino Costantino Specolizzi, il quale difese il Regio Governatore e la città nel celebre assalto veneziano del 1484, subendo crudeli maltrattamenti .

Al giorno d'oggi, l'edificio conserva sostanzialmente l'aspetto originario: lineamenti classici con mensolette decorative in pietra sul cornicione. Un ampio portone d'accesso conduce ai locali superiori; conserva alte e solide mura e quattro balconi. Sull'angolo sud-ovest (angolo con Corte S.Antonio) sopravvive lo stemma della nobile famiglia interamente logorato nelle figurazioni araldiche, posto sul coronamento del prospetto montato su mensolette cinquecentesche.

Sino alla fine dell'Ottocento lo stabile fu di proprietà della famiglia Frisenna (si ricorda il Dott. Nicola Frisenna notaio dal 1853 al 1891). Nel 1912 fu acquistato dalla erigenda Parrocchia del Santuario del Canneto; appartenne poi fino ai primi del XX secolo a Mons. Giovanni Tricarico, Canonico del Capitolo della Basilica Pontificia Cattedrale di Gallipoli, nonché economo spirituale della Diocesi di Gallipoli a partire dal luglio 1916.

Episcopio (Gallipoli)

Il Palazzo vescovile è attiguo alla Cattedrale di Gallipoli. Il vescovo Massa nel 1652 fece demolire la struttura preesistente in quanto in stato fatiscente e, nel 1700, il vescovo Oronzo Filomarini lo abbellì di suppellettili, mobili pregiati, tele e affreschi realizzati dall'artista gallipolino Michele Lenti. L'edificio è ampio, magnifico e disposto in tre grandi piani e dispone di un giardino e di una cappella privata del vescovo. Nel corso degli anni vi hanno fatto visita sovrani e personalità eminenti del panorama politico e religioso. È doveroso citare la visita svolta nel 1844 da re Ferdinando II con la consorte Maria Teresa d'Austria. In passato ha ospitato diverse istituzioni scolastiche, tra l'attuale Liceo Quinto Ennio.

Palazzo Tafuri

Il Palazzo Tafuri è l'edificio che meglio risponde alle caratteristiche del Barocco leccese; esso fu voluto da un giureconsulto, cioè un esperto di diritto proveniente da Matino. Il palazzo è costruito con una squisita grazia barocca ed è ricco di particolari in carparo e da finestroni ovali. Le balconate richiamano uno stile spagnoleggiante. Oggi è proprietario un colonnello in quanto i Tafuri lo vendettero nel XIX secolo.

Palazzo del seminario

Il palazzo del seminario, su indicazione del Concilio di Trento, fu voluto dal vescovo De Ruenda. Il progetto elaborato fu ripreso dal vescovo Serafino Brancone. Alla costruzione contribuì il comune della stessa città con una donazione di 300 ducati e dopo aver venduto alcuni beni appartenenti all'abbazia di San Mauro di Sannicola. Il 16 marzo 1752 fu posta la prima pietra di costruzione, ad opera di mastro Adriano Preite da Copertino. Il palazzo fu terminato nel 1756 ed inaugurato nel 1760 dal vescovo Ignazio Savastano. L'esterno è riccamente decorato con una squisita grazia barocca con temi e motivi ripresi poi da altri palazzi di Gallipoli, come palazzo Doxi. Dal 12 luglio 2004 è sede del museo diocesano: contiene numerosi dipinti, quadri, tesori e paramenti ecclesiastici del 1600-1700 oltre ai busti argentei di Sant'Agata e San Sebastiano, patroni gallipolini.

Palazzo D'Acugna

Il palazzo era di proprietà del condottiero Francisco Antonio de Acuña Cabrera y Bayona che lo volle dedicare al re di Spagna Filippo IV; questo è dimostrato da una lunga iscrizione (tuttora presente) : CAPITAN DON FRANCISCUS VERDADEROS FILIPPE QUARTO NVESTROSENOR ESTA DMDCXXV. Lo stabile rientra nella tipologia dei palazzi del 1500, con un portone durazzesco; sono di epoca successiva i balconi che hanno danneggiato in parte la lunga iscrizione spagnola.

Palazzo Pasca

Il Palazzo appartenne alla nobile famiglia Pernetta e successivamente al canonico Francesco Pasca che ebbe la facoltà di celebrare la messa in un oratorio privato. La struttura presenta un ampio balcone sormontato su delle mensole; barocca è la decorazione del portone principale.

Palazzo Romito

È sicuramente uno dei palazzi più affascinanti e caratteristici della cittadina ionica in quanto è riccamente decorato con busti di personaggi, colonne, contrafforti e con balconi in stile rococò. Appartenne anche al nobile e storico Bartolomeo Ravenna ed è sito in un luogo intitolato le monachelle ospiti del palazzo.

Palazzo Briganti

Lo stabile sorge ad angolo retto e presenta due stili diversi poiché esso fu costruito in due epoche diverse (1500-1700); qui nacquero Tommaso, Domenico e Filippo Briganti, giurisperiti molto conosciuti in quel tempo; la loro nascita è testimoniata da una targa affissa dal Comune della stessa città. L'interno era ricchissimo di decorazioni, ma oggi di tutto questo è rimasto ben poco. Tuttavia sono ancora osservabili decorazioni con stucchi, porte in legno intarsiato, un altare incassato posto in una camera da letto con due ante, chiudibile a mo' di armadio. Nei sotterranei si trova un frantoio, la cui entrata è posta in via Angeli: esso è scavato nel banco di roccia calcarenitica (tufo) e serviva per la produzione di olio. Fino agli anni '80 del 1900 era ospitata nei locali una scuola elementare.

Palazzo D'Ospina

L'architettura civile risale al XVII secolo e fu ristrutturato e abbellito con stucchi veneziani dai De Pace; nacque qui infatti, l'eroina e infermiera ormai molto conosciuta Antonietta De Pace, figura portante del Risorgimento. Ebbe l'onore di entrare a Napoli con Giuseppe Garibaldi nel 1860. Nel 1774 fu acquistato dai D'Ospina famiglia nobile di origine spagnola e fu ristrutturato notevolmente dal commerciante Giovanni De Pace..

Palazzo Fontana

Su via Miceti si erge imponente palazzo Fontana, così definito dal nome degli attuali proprietari. Commissionato da Domenico Doxi nel XVIII secolo, rappresenta un significativo esempio del barocco presente in città. Caratteristica dell'edificio è il frantoio ipogeo.

Palazzo Vallebona

Palazzo Vallebona si trova nei pressi del Monumento ai Caduti. Antonio Vallebona ne iniziò la costruzione nel 1930 e arrivò al completamento l'anno successivo, con un costo di 360.000 lire. Il palazzo ha un alto belvedere ed è attualmente un'abitazione privata; uno dei locali dell'edificio ospita la sede di Gallipoli dell'acquedotto pugliese.

Palazzo Munittola

Palazzo Munittola risale aiprimi anni del XVII.Era di proprietà del fisico Orazio Munittola,proveniente da Morciano. Lo stemma della famiglia è composto da un tronco con i rami spezzati su cui poggia un cardellino.Alla destra dello stemma è posta una stella d'argento. Il portone di ingresso è dominato da elementi che richiamano al mondo greco, come le metope e colonne doriche-romaniche. Ha quattro paraste di origine dorico su cui poggia una trabeazione, costituita da architrave, fregio e cornice.

Palazzo Rocci

La struttura è sede del Comune di Gallipoli ed appartenne ad una delle famiglie più nobili del 1700; comprende quindici stanze oltre a cortili, loggie e trappeti. Nell'ingresso sud vi è una scala che si divide in due braccia coll'effigie di S. Giuseppe e la nascita di Gesù. L'edificio è stato rimodernizzato sul finire del XIX secolo dopo l'acquisto da parte del Municipio. Molto caratteristica è l'epigrafe posta accanto al portone di ingresso che evoca la fatidica data del 20 settembre (festa della liberazione) proposta dal deputato gallipolino Nicola Vischi. Essa reca la seguente iscrizione:
"Pensiero e coscienza di Popolo dalla breccia di Porta Pia proclamarono al mondo la Roma dei Papi intangibile capitale d'Italia oggi che per legge proposta dal rappresentante politico di Gallipoli la nazione per la prima volta celebra in trionfo LA GLORIA DEL SECOLO orgogliosa la cittadinanza pone XX SETTEMBRE MDCCCXCV "

Palazzo del Capitolo

Il Palazzo del Capitolo è del XVIII secolo. Fu commissionato dal Capitolo della Basilica pontificia Cattedrale di Gallipoli nel 1730 all'architetto Preite, il quale progettò il palazzo Doxi e il palazzo del Seminario. Per 1030 ducati realizzò il progetto. Il palazzo passò in mano alla famiglia Portone che, nel 1926 lo rimodernizzò e ristrutturò l'interno. Caratteristica è il mignano, un elemento architettonico prettamente salentino; esso non è altro che un palco sospeso che si affaccia sulla strada. Su di esso rimane oggi il bello stemma del Capitolo, che rappresenta il sacrificio della santa protettrice di Gallipoli con una tronchesina che fa riferimento al martirio ; sono presenti dei rami di palma, simbolo di gloria.

Altri edifici

Fontana greca

La Fontana greca si ritiene essere la più antica fontana d'Italia in quanto fu costruita intorno al III secolo a.C.. La datazione tuttavia è dubbia. Alcuni storici dell'arte ritengono che i rilievi siano opera di mastri del XVI secolo, epoca in cui si usava ricopiare in nuove sculture antiche rappresentazioni scultoree. La facciata, che guarda a scirocco, è suddivisa in tre parti da quattro cariatidi che sorreggono l'architrave con un ricco decoro ed è alto circa 5 m. Nei bassorilievi, ricavati da lastre di pietra dura locale, sono scolpite scene che rappresentano le tre metamorfosi delle mitologiche Dirce, Salmace e Biblide. Sull'altra facciata, realizzata con la funzione di sostegno nel 1765, vi sono collocati lo stemma di Gallipoli, un'epigrafe in latino e le insegne del sovrano Carlo III di Borbone. In basso è collocato l'abbeveratoio dove in passato si dissetavano gli animali.

Architetture militari

Castello aragonese

Il Castello angioino, circondato quasi completamente dal mare, sorse nel XIII secolo in epoca bizantina. Subì radicali modifiche e rifacimenti in periodo angioino e aragonese quando fu costruito un recinto a pianta poligonale fortificato da torri cilindriche. Gli interventi più significativi furono eseguiti dall'architetto senese Francesco di Giorgio Martini il quale lavorò per conto di Alfonso II di Napoli.
Nel 1522 venne costruita la cortina di levante denominata Rivellino, staccata dal perimetro della fortezza e isolata nelle acque. Nella parte superiore della torre si trovavano ancora le originarie catapulte e i cannoni usati per difendere la città. L'accesso al Rivellino è consentito mediante un ponte levatoio in legno ancora esistente.
Il castello possiede grandi sale con volte a botte e a crociera, vari cunicoli e camminamenti. La forma della fortezza rimase invariata sino alla seconda metà dell'Ottocento; fra il 1870 e il 1879 fu riempito il fossato e la facciata fu coperta con la costruzione del mercato ittico.

Mura

Le mura di Gallipoli furono edificate a partire dal XIV secolo e ammodernate nel Cinquecento in epoca spagnola. La città, da sempre sotto le minacce degli invasori, fu cinta da muraglie, torri e bastioni. Esistevano 12 torrioni o bastioni: Torre di San Francesco di Paola, il Fortino di San Giorgio, il Fortino di San Benedetto, il Torrione di San Guglielmo, il Forte di San Francesco d'Assisi, la Torre del Ceraro, il Baluardo di San Domenico o del Rosario, il Bastione di Santa Venerandia o di Santa Venere, la Muraglia di Scirocco, la Torre di San Luca, la Torre di Sant'Agata o delle Saponere e la Torre di San Giuseppe o della Bombarda. Alcune di queste opere furono distrutte e loro posto costruiti piazze o palazzi.

Torri costiere

Le torri costiere presenti nel territorio di Gallipoli sono quattro: (da sud a nord) Torre del Pizzo, Torre San Giovanni la Pedata, Torre Sabea e Torre dell'Alto Lido. Le torri, tutte costruite nel XVI secolo, furono volute da Carlo V per la difesa del territorio salentino dalle incursioni dei Saraceni.

Borgo